Se Giorgio Vasari, in ordine ad una idea di classificazione dell’arte legata alla sua contemporaneità, può essere inteso come il capostipite della moderna storiografia artistica, oggi non pochi artisti si sono impegnati per offrire un altrettanto significativo contributo alla storia dell’arte. Personalmente, non intendendo rifuggire questo “compito” e sono altresì convinto come, però, un aspetto conforme al ruolo dello storico o del critico in ambito contemporaneo sia quello di rendersi veicolo di comprensione ed interpretazione analitica dell’opera dell’artista anche come strumento di divulgazione critica, ricoprendo pertanto una mansione di collegamento tra l’autore ed il pubblico.
Credo, tuttavia, che questo stesso ufficio, oltreché essere anche di pertinenza di chi si occupa operosamente della pratica artistica può essere considerato, allo stesso modo, per l’attività dello spazio espositivo, quando s’intenda questo luogo come spazio non esclusivamente commerciale, ma anche di ordine culturale e di disposizione promozionale per il miglior contributo possibile alla comprensione o al perfezionamento esplicativo dell’opera d’arte.
L’apertura a Prato, in Toscana, della Galleria d’Arte Tartoni - Renzini (un binomio che deriva dai cognomi dei titolari dello spazio), segna l’avvio di un’attività artistico – culturale in questo senso, nella vera e propria disponibilità di un nuovo spazio espositivo che conta di venirsi a collocare, nel panorama italiano dei luoghi dell’arte contemporanea, come un’area nella quale poter riconoscere e individuare sicuri tratti identificativi di pertinenti aspetti lirici e tecnici della pratica artistica.
Così l’ouverture che, con questa mostra, inaugura la Galleria, costituisce il punto di arrivo di un percorso che parte da un concorso progettuale che ho ritenuto di dover condividere con i titolari a seguito di una iniziale, ma non fantomatica idea concepita dalla signora Paola quasi un anno fa. L’intento è quello di costituire un ambiente innanzitutto aperto alla conoscenza ed all’approccio dell’arte contemporanea (anche convertito a carattere didattico e didascalico) con una peculiare, anche se non esclusiva attenzione a tutte le varie declinazioni della figurazione.
Inquadrandosi nella disponibilità di una sempre costante ed attenta verifica storico – critica, la programmata attività espositiva della Galleria d’Arte Tartoni - Renzini intende promuovere una riflessione sull’arte contemporanea che, attraverso un corretto approccio storico e filologico, presenti mostre di grande rilievo aperte ad un pubblico eterogeneo, fatto di specialisti ed appassionati, collezionisti ed amanti dell’arte, ma anche di neofiti o di curiosi che hanno necessità di avvicinarsi correttamente al mondo dell’arte per affacciarsi alla sua comprensione.
Lo scopo è anche quello di educare ad un quanto più interessato apprezzamento e ad una corretta fruizione dell’arte contemporanea attraverso un’attività di indubbio valore culturale che può condurre in maniera discreta, ma corretta, anche al sostegno di un collezionismo di alta qualità artistica.
Pertanto, concepito con un rilevante valore scientifico e documentativo di proposta e ricerca, lo spazio espositivo della Galleria intende presentare artisti che appartengono al consolidato sistema dell’arte contemporanea e le cui opere sono patrimonio della storia dell’arte, ma, allo stesso tempo, vuole rivolgere lo sguardo verso le più giovani, ma altrettanto qualitativamente pregevoli esperienze di ricerca, come verso tutte quelle occasioni di elaborazione dell’opera d’arte contemporanea spesso non sempre accessibili o verificabili anche dal pubblico più attento.
Quindi, accanto ad una linea figurativa contemporanea storicizzata e di grande valore estetico, l’idea è anche quella di non affrancarsi da una ricerca di qualità che sia piuttosto aperta e sintonizzata rispetto alle esigenze del mercato e del territorio, nell’intento di farsi interprete dei bisogni sia di un pubblico di collezionisti più attento e preparato che di quello che intende svincolarsi dalla più semplicistica concezione del quadro inteso come oggetto d’arredamento.
Si tratta, quindi, non tanto di un presuntuoso quanto, piuttosto, di un dignitoso e autorevole progetto espositivo di proposta e indagine critica con il quale la Galleria d’Arte Tartoni - Renzini intende avvalersi proprio per non lasciare cadere nell’occasionalità dell’iniziale velleitario entusiasmo il senso concreto di un’attività espositiva di vigorosa impronta culturale che, come è avvenuto nel recente passato, spesso passa per le gallerie private o attraverso i luoghi espositivi non istituzionali prima di essere convertita nella storiografia dell’arte contemporanea.
In questi termini, ed in ordine ad una contestuale e consapevole assunzione di responsabilità rispetto all’idea di partenza, nasce questa prima mostra che inaugura l’attività della Galleria come prototipo di una iniziale, significativa quanto essenziale traccia di quale potrebbe essere la linea di percorso espositivo e di collezione che s’intende adottare.
La partecipazione degli artisti che hanno avuto la cortesia di raccogliere il mio invito ad aderire a questa overture testimonia la riposta fiducia a garanzia dello spirito col quale la Galleria Tartoni – Renzini intende rispettare ed onorare le prerogative filologiche di cui si è detto: autori come Carlo Bertocci, Andrea Granchi o Omar Galliani sono tra gli artefici del percorso dell’arte contemporanea degli ultimi decenni; altri, come Michelangelo Galliani o Stefano Solimani, seppure con differenti e specifiche peculiarità, sono stabilmente riconoscibili nel sistema dell’arte contemporanea, fino a giungere a Marco Lami, o alla mia stessa presenza in qualità di autore in questa mostra, come artefici ai quali viene riconosciuto un aspetto credibile di una più “giovane” e forse meno nota, seppure valida e titolata ricerca in ambito figurativo.
Di Carlo Bertocci vorrei ribadire, come ho avuto modo di dire occupandomi della sua opera, quanto la valenza figurativa contemporanea dei suoi dipinti si rivela con una semplicità disarmante ed efficace, dispiegando la pittura in un valore estetico di rinnovato dolce stil novo che concilia mirabilmente i suoi temi in una gentilezza stilistica e poetica dell’arte.
Per Andrea Granchi, invece, questa mostra conferma quell’aspetto della propria poetica legato alla sua pregevole rappresentazione novecentesca dell'<>, che parte dal mito dell'Artista/Eroe/Gigante ed approda alle opere recenti nel tema del viaggio e del destino.
La presenza di Michelangelo Galliani è qui la testimonianza del percorso di un’esperienza di artista ancora giovane del quale si riaffermano le già riconosciute ed apprezzate qualità: la sua scultura ha il merito di superare i limiti del linguaggio, inteso come confine tipico dell’essere umano, rivelandone invece una interpretata ed aulica comprensibile possibilità che, nella sua opera, comunica al di fuori del seminato convenzionale della parola.
E’ lo stesso esito che Omar Galliani ottiene con la grafia del suo disegno, del quale l’artista ha fatto il mezzo espressivo privilegiato della propria arte, declinandolo ed assoggettandolo secondo la visione personale e la propria intima esigenza artistica, fino ad attualizzarlo nella contemporaneità, pur nella variabilità del segno e dei significati, quasi come esclusivo interprete di quella eredità patrimonio dei grandi Maestri del passato: da Leonardo a Raffaello a Correggio ecc.
Pittore diverso da Omar Galliani è, invece, Marco Lami che con i suoi dipinti, di impronta più didascalica che fumettistica, si immerge nel mondo corrente rappresentato nella “nostra banale quotidianità, nei nostri piccoli vizi, nella nostra eterna umanità che egli, condisce, però, di affettuosa tenerezza, sereno incanto e velata melanconia, rorida e struggente. (Luciano Lepri, L’arte del corpo, Cortona 2005)
Una testimonianza di forte impronta iperrealista è, invece, la caratteristica interpretazione della pittura figurativa di Stefano Solimani che nelle sue opere più recenti è intento a spogliare di un più riconoscibile riferimento ambientale per inserirla piuttosto in un contesto bidimensionale ed astratto.
Per ciò che mi riguarda, infine, in ordine ad un racconto pittorico che muove da una premessa culturale di storia dell'arte, Miklos N. Varga ha inteso dire come “… quello di Tonti è un discorso per immagini, fatto in autonomia di linguaggio, estraneo all'emulazione delle tendenze stilistiche alla moda, che nasce da una disposizione onirica e che prosegue e si realizza nella realtà dell'essere - nella - pittura“.
Per concludere queste note vorrei sottolineare come non solo di questi tempi, ma in ogni situazione storica, è apprezzabile, se non quasi esemplare, poter assistere all’affermazione di una impresa culturale come è l’apertura di questo spazio espositivo, secondo un’idea che vorrei definire come di una entusiasmante avventura poetica che appartiene all’animo sensibile di grande spessore umano ed allo spirito creativo in ambito imprenditoriale di chi, come coloro che affrontano questo impegnativo e laborioso percorso, ha dimostrato di poter attuare ed essere in grado di sostenere.
E’, questa, una risposta edificante, tra le tante iniziative di genere nei vari campi dell’arte, a quel concetto di riconversione e di rivalorizzazione dell’attività economica ed imprenditoriale dell’uomo contemporaneo che, coraggiosamente, investe in un progetto anche d’impronta commerciale del quale, però, potrà beneficiarne il tessuto sociale del territorio, la cultura e l’arte. Si tratta di quel contributo discreto, ma dignitosissimo, che spesso l’iniziativa privata ha la prerogativa di proporre (non tanto per sostituire, quanto meno per surrogare) piuttosto per alimentare quella funzione in ambito culturale ed educativo che istituzionalmente è ad appannaggio o di più stretta competenza dell’Ente pubblico.
Credo, tuttavia, che questo stesso ufficio, oltreché essere anche di pertinenza di chi si occupa operosamente della pratica artistica può essere considerato, allo stesso modo, per l’attività dello spazio espositivo, quando s’intenda questo luogo come spazio non esclusivamente commerciale, ma anche di ordine culturale e di disposizione promozionale per il miglior contributo possibile alla comprensione o al perfezionamento esplicativo dell’opera d’arte.
L’apertura a Prato, in Toscana, della Galleria d’Arte Tartoni - Renzini (un binomio che deriva dai cognomi dei titolari dello spazio), segna l’avvio di un’attività artistico – culturale in questo senso, nella vera e propria disponibilità di un nuovo spazio espositivo che conta di venirsi a collocare, nel panorama italiano dei luoghi dell’arte contemporanea, come un’area nella quale poter riconoscere e individuare sicuri tratti identificativi di pertinenti aspetti lirici e tecnici della pratica artistica.
Così l’ouverture che, con questa mostra, inaugura la Galleria, costituisce il punto di arrivo di un percorso che parte da un concorso progettuale che ho ritenuto di dover condividere con i titolari a seguito di una iniziale, ma non fantomatica idea concepita dalla signora Paola quasi un anno fa. L’intento è quello di costituire un ambiente innanzitutto aperto alla conoscenza ed all’approccio dell’arte contemporanea (anche convertito a carattere didattico e didascalico) con una peculiare, anche se non esclusiva attenzione a tutte le varie declinazioni della figurazione.
Inquadrandosi nella disponibilità di una sempre costante ed attenta verifica storico – critica, la programmata attività espositiva della Galleria d’Arte Tartoni - Renzini intende promuovere una riflessione sull’arte contemporanea che, attraverso un corretto approccio storico e filologico, presenti mostre di grande rilievo aperte ad un pubblico eterogeneo, fatto di specialisti ed appassionati, collezionisti ed amanti dell’arte, ma anche di neofiti o di curiosi che hanno necessità di avvicinarsi correttamente al mondo dell’arte per affacciarsi alla sua comprensione.
Lo scopo è anche quello di educare ad un quanto più interessato apprezzamento e ad una corretta fruizione dell’arte contemporanea attraverso un’attività di indubbio valore culturale che può condurre in maniera discreta, ma corretta, anche al sostegno di un collezionismo di alta qualità artistica.
Pertanto, concepito con un rilevante valore scientifico e documentativo di proposta e ricerca, lo spazio espositivo della Galleria intende presentare artisti che appartengono al consolidato sistema dell’arte contemporanea e le cui opere sono patrimonio della storia dell’arte, ma, allo stesso tempo, vuole rivolgere lo sguardo verso le più giovani, ma altrettanto qualitativamente pregevoli esperienze di ricerca, come verso tutte quelle occasioni di elaborazione dell’opera d’arte contemporanea spesso non sempre accessibili o verificabili anche dal pubblico più attento.
Quindi, accanto ad una linea figurativa contemporanea storicizzata e di grande valore estetico, l’idea è anche quella di non affrancarsi da una ricerca di qualità che sia piuttosto aperta e sintonizzata rispetto alle esigenze del mercato e del territorio, nell’intento di farsi interprete dei bisogni sia di un pubblico di collezionisti più attento e preparato che di quello che intende svincolarsi dalla più semplicistica concezione del quadro inteso come oggetto d’arredamento.
Si tratta, quindi, non tanto di un presuntuoso quanto, piuttosto, di un dignitoso e autorevole progetto espositivo di proposta e indagine critica con il quale la Galleria d’Arte Tartoni - Renzini intende avvalersi proprio per non lasciare cadere nell’occasionalità dell’iniziale velleitario entusiasmo il senso concreto di un’attività espositiva di vigorosa impronta culturale che, come è avvenuto nel recente passato, spesso passa per le gallerie private o attraverso i luoghi espositivi non istituzionali prima di essere convertita nella storiografia dell’arte contemporanea.
In questi termini, ed in ordine ad una contestuale e consapevole assunzione di responsabilità rispetto all’idea di partenza, nasce questa prima mostra che inaugura l’attività della Galleria come prototipo di una iniziale, significativa quanto essenziale traccia di quale potrebbe essere la linea di percorso espositivo e di collezione che s’intende adottare.
La partecipazione degli artisti che hanno avuto la cortesia di raccogliere il mio invito ad aderire a questa overture testimonia la riposta fiducia a garanzia dello spirito col quale la Galleria Tartoni – Renzini intende rispettare ed onorare le prerogative filologiche di cui si è detto: autori come Carlo Bertocci, Andrea Granchi o Omar Galliani sono tra gli artefici del percorso dell’arte contemporanea degli ultimi decenni; altri, come Michelangelo Galliani o Stefano Solimani, seppure con differenti e specifiche peculiarità, sono stabilmente riconoscibili nel sistema dell’arte contemporanea, fino a giungere a Marco Lami, o alla mia stessa presenza in qualità di autore in questa mostra, come artefici ai quali viene riconosciuto un aspetto credibile di una più “giovane” e forse meno nota, seppure valida e titolata ricerca in ambito figurativo.
Di Carlo Bertocci vorrei ribadire, come ho avuto modo di dire occupandomi della sua opera, quanto la valenza figurativa contemporanea dei suoi dipinti si rivela con una semplicità disarmante ed efficace, dispiegando la pittura in un valore estetico di rinnovato dolce stil novo che concilia mirabilmente i suoi temi in una gentilezza stilistica e poetica dell’arte.
Per Andrea Granchi, invece, questa mostra conferma quell’aspetto della propria poetica legato alla sua pregevole rappresentazione novecentesca dell'<
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