Si apre domani domenica 11 ottobre 2009 alle ore 18, presso Studio7 Spazio Arte, in via Pennina 19, a Rieti, la mostra personale di Eliana Frontini, ‘Non verba, non scripta’.
“Non verba, non scripta” è una serie di piccole stampe fotografiche completate da forti segni tracciati con biro nera, che quasi giungono a nascondere le immagini. Solo un’attenta osservazione, infatti, permette allo spettatore di cogliere, sotto la spessa coltre materica d’inchiostro, la riproduzione di fiori. Scatti veloci in splendidi giardini, primi piani di bouchet nuziali, “belle” foto che Eliana Frontini ha voluto eclissare, nascondere, quasi, cancellare.
‘Tutto deriva - ha chiarito l’autrice in una recente intervista - dal ricordo della lettura di un passo dello Zibaldone di Giacomo Leopardi, a mio avviso uno dei testi più inquietanti, ma anche più struggenti, di tutta la letteratura. La descrizione del giardino sofferente fu scritta dal poeta a Bologna, nell’aprile del 1826, per dimostrare che non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente, ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto, ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.’
La mostra rimarrà aperta fino al 21 ottobre 2009.
“Non verba, non scripta” è una serie di piccole stampe fotografiche completate da forti segni tracciati con biro nera, che quasi giungono a nascondere le immagini. Solo un’attenta osservazione, infatti, permette allo spettatore di cogliere, sotto la spessa coltre materica d’inchiostro, la riproduzione di fiori. Scatti veloci in splendidi giardini, primi piani di bouchet nuziali, “belle” foto che Eliana Frontini ha voluto eclissare, nascondere, quasi, cancellare.
‘Tutto deriva - ha chiarito l’autrice in una recente intervista - dal ricordo della lettura di un passo dello Zibaldone di Giacomo Leopardi, a mio avviso uno dei testi più inquietanti, ma anche più struggenti, di tutta la letteratura. La descrizione del giardino sofferente fu scritta dal poeta a Bologna, nell’aprile del 1826, per dimostrare che non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente, ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto, ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.’
La mostra rimarrà aperta fino al 21 ottobre 2009.
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