M A R I A C R I S T I N A P A C E L L I

La pietra è per la scultrice Maria Cristina Pacelli una presenza, un tramite per percepire l’inconscio archetipale delle pulsioni di continuità e completezza dell’atto d’amore.
Gli antichi greci adoravano la pietra non lavorata, grezza, priva di lineamenti levigati e fortemente realistici. È quello che ci ri-propone la nostra scultrice poiché affida alla pietra il potere generativo, l’origine della vita, il calore della luce, il senso materico e trascendente della propria esistenza. Le sue immagini femminili sono come tracciati della vita, forme di indelebile testimonianza di uno “spirito” eterno, non prigioniero, ma libero nel suo corpo di pietra.
Sono fonti di fertilità e d’amore: i loro corpi, come ci sottolinea Porfirio, sono le tuniche che avvolgono l’anima come una veste. Le sue sculture sono illuminazioni di conoscenze oltre che di memorie e ci riconducono alla profondità delle primitive forme rappresentative. La pietra è usata come involucro che salda il corpo e l’anima e dà luogo ad un percorso iniziatico della rinascita che sublima la materia e la trasforma nel volto dell’immaginario collettivo.

(dal testo critico del Prof. Franchino Falsetti – Critico d’Arte)

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