Hannah Heilmann, in residenza a VIR Viafarini

Hannah Heilmann, The Shower / La doccia
performance:sabato 18 giugno 2011, dalle ore 18.00 alle 22.00
sede: Osloo, Isola di San Servolo, Venezia
linea 20 del vaporetto, dalla fermata San Marco / San Zaccaria le corse partono ogni 10 minuti

Sabato 18 giugno l'artista Hannah Heilmann, in residenza a VIR Viafarini-in-residence, presenterà a Venezia la performance The Shower / La doccia, work in progress che anticipa l'opera che presenterà il 12 luglio a Milano in occasione di VIR Open Day.
La performance rientra nell'ambito delle iniziative di Osloo, padiglione galleggiante che completa la rappresentanza ufficiale della Danimarca alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Il programma di eventi di sabato 18 giugno prevede inoltre una performance di Kai Zen e musiche di Enrico Malatesta.
Nel mese di giugno, sempre nell'ambito delle iniziative di Osloo si terrà una conversazione tra Hannah Heilmann e Fausto Falchi, l'altro artista in residenza a VIR Viafarini-in-residence, membro del collettivo e archivio artisti Sottobosco, di Venezia (www.sottobosco.net).


VIR Open Day: Fausto Falchi e Hannah Heilmann
inaugurazione: martedì 12 luglio 2011, ore 18.30
sede: VIR Viafarini-in-residence, via Carlo Farini 35, Milano
lo studio è inoltre visitabile su appuntamento

Nell’ambito di Memories and Encounters presso VIR Viafarini-in-residence, sono in residenza a Milano da maggio a luglio gli artisti Fausto Falchi, nominato da Anna Daneri, e la danese Hannah Heilmann.

Fausto Falchi (1982) “La mia attuale ricerca artistica si fonda su una serie di riflessioni che gravitano intorno al nucleo della problematicità endemica al rapporto uomo-macchina, un’indagine sull’aspetto sociologico della tecnologia, sul suo utilizzo, e sulla capacità che essa ha di condizionare la natura dei gesti e delle attività umane.
Il lavoro che svolgo è costituito da una fondamentale parte costruttiva, caratterizzata da fasi di sperimentazione di vari materiali, apparecchiature tecnologiche, sia analogiche che digitali; i materiali utilizzati sono spesso parti di oggetti tecnologici obsoleti, relitti di una archeologia industriale che si arricchisce in modo esponenziale, seguendo i ritmi della produzione di apparecchiature destinate al consumo di massa; in essi la componente umana è quasi assente, la loro matericità non rimanda ad un atto conformativo di natura organica.
La natura sostanzialmente tecnologizzata degli oggetti che utilizziamo trasferisce ai gesti e alle attività umane un carattere non del tutto privo di istanze meccanizzate. D’altra parte, l’incalzante ritmo della produzione industriale genera, creandole ex novo, esigenze di consumo e di utilizzo della tecnologia che si auto legittimano. L’apparecchio tecnologico arriva a porsi come estensione del sé, tanto stretto è il rapporto che si instaura, da assorbire i problemi della macchina come complicazioni personali. Questo atteggiamento, da un lato, “umanizza” la tecnologia, trasferendo nella sua sfera competenze prettamente umane; dall’altro crea un problematico legame con la sfera d’azione dell’uomo, che si lega indissolubilmente alla competenza meccanica.”

Hannah Heilmann (1978) “Il mio lavoro comprende video, installazioni, collage digitali, foto di posa ed esplorazioni del linguaggio poetico. Alle mie spalle ho anni di esperienze di collaborazioni e collettivi, che mi hanno portato a evitare la distanza che caratterizza i processi descrittivi e referenziali.
La mia ricerca contiene elementi performativi che possono assumere la forma di collaborazioni, esperienze di arte-vita, che spesso coinvolgono e integrano il pubblico stesso nell’opera.
Tra le motivazioni che mi spingono a prendere parte alla residenza VIR Viafarini-in-residnece, vi è anche la mia fascinazione per il design italiano, che ho sempre considerato particolarmente sensuale e voluttuoso, soprattutto se comparato all'insipido design scandinavo. Tutto ciò mi ha portato a feticizzare figure quali Gio Ponti, Piero Fornasetti e Bisazza, ma anche Miuccia Prada e Mina: c'è infatti qualcosa nel loro potere visuale che affina una certa precisione della sfrenatezza: qualcosa di fertile e spudorato. Ancor di più mi affascina il modo in cui io percepisco questo processo, l'elaborata cultura dell'estetico in Italia nasce non solo come un fenomeno legato alle persone e ai loro mezzi e alla loro educazione, come accade in molti altri posti, ma è qualcosa di più naturale e legato al mainstream.”

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